Per una cultura orientata all'evoluzione continua

Trasformare sé stessi con il “growth mindset” e il “flexible thinking”.

I mesi di #lockdown, che al momento sembrano un’esperienza lasciata alle spalle, hanno portato molti a grandi riflessioni, a cambiare le proprie abitudini, a modificare la nostra quotidianità, a rimpiangere “la normalità” o a volerla trasformare.

Nelle #aziende è successo di tutto: lavoro da remoto, sospensione delle attività, riduzione degli orari, riconversione, intensificazione di alcune attività, scomparsa di altre.

Qualunque sia la situazione che abbiano vissuto, oggi le #organizzazioni stanno ripartendo.

Le persone in molti casi sono state messe a dura prova; molti dichiarano però che, tutto sommato, il periodo passato abbia insegnato loro tante cose, una su tutte, di essere riusciti incredibilmente ad adattarsi.

Molta fatica iniziale, ma successivamente, piano piano, passo dopo passo i, il lavoro da remoto non è poi così male.

Di fatto è la parabola del cambiamento: semplificando – mi oppongo, resisto, ci provo a piccoli passi, mi accorgo che posso farcela e alla fine lo accetto. 

 Qui voglio sottolineare due elementi che sicuramente in questi passaggi sono di grande utilità e che sarebbe utile coltivare all’interno delle aziende e perchè no, nella vita in generale: quello che chiamiamo “growth mindset” e il “flexible thinking”.

Li metterei entrambi nella top list delle competenze chiave dell’essere umano del XXI secolo. Come Darwin ci insegna sopravvive chi è più “adatto”: adatto alla vita, alle condizioni del contesto e del #sistema in cui è immerso, con tutte le implicazioni del caso.

Se cambia un elemento del sistema, tutto il resto ha bisogno di riequilibrarsi e quindi cambiare a sua volta. 

Avere un #mindset orientato alla crescita significa trasformare qualsiasi momento in un’occasione di apprendimento: durante il lockdown abbiamo imparato a lavorare da casa, in solitudine, o condividendo lo spazio con altri familiari,  tutti i giorni  e da un giorno all’altro a comunicare a distanza, a partecipare o a gestire riunioni da remoto, a insegnare, a coinvolgere da una webcam. Prendere questa nuova condizione come una sfida, anziché un limite, avrà sicuramente aiutato a evolvere verso nuove #competenze, nuovi comportamenti, nuove soluzioni.

Quelle competenze ci serviranno ancora, anche quando questa esperienza sarà conclusa definitivamente.

Mi riferisco soprattutto alle competenze di tipo personale, come l’affrontare le difficoltà, darsi obiettivi, apprendere nuovi processi e nuovi strumenti, comunicare in condizioni complesse, ascoltare, osservare in modo diverso, affrontare l’ignoto, assumersi dei rischi, e tante altre.

Non importa se torneremo alle “vecchie” abitudini – in alcuni casi mi auguro di no – ma anche se così fosse il nostro cervello si sarà “mosso” in modo diverso, i nostri circuiti neuronali avranno creato nuove sinapsi, e di conseguenza nuove abitudini  si saranno consolidate.

Il growing mindset è questo: mantenere le nuove modalità acquisite e continuare ad affrontarne di nuove, accogliendo ogni momento come una possibilità di crescita. In qualche modo andare oltre il limite.

Nel libro “Mindset” Carol S. Dwek sostiene che possiamo sostituire l’espressione “ Non sono capace di…” con quella “Non sono ANCORA capace di…” Questa semplice parola apre alle nuove possibilità e alla sfida del cambiamento continuo. 

Competenza chiave di questo mindset è il “flexible thinking”. Diverso dal “positive thinking” che può trasformarci tutti in tante piccole “Pollyanna”, il flexible thinking è quel modo di vedere le cose elastico, plastico e adattabile.

E così l’espressione #andratuttobene diventa #andrabenesemiimpegno: se fisso degli obiettivi, valuto opzioni e possibilità a mente aperta, provo diverse strade, mi apro al cambiamento, scelgo quello che va meglio per me, se non funziona provo un’altra strada, se funziona imparo qualcosa di nuovo e la prossima volta sarò pronto, e così via. 

Joe Boaler, nel suo libro “Limitless Mind” descrive che “ogni volta che impariamo qualcosa, il nostro cervello forma, rafforza o connette nuovi percorsi neurali” e questo consente di evolvere. Non siamo inchiodati dai nostri limiti cognitivi, emotivi, sociali. Siamo in evoluzione e, se attiviamo la nostra spinta interiore alla crescita continua, anche se con fatica, faremo cose straordinariamente inaspettate.

Se ci fermiamo davanti alla fatica o agli iniziali insuccessi con frasi come “non ci riuscirò mai”, “sono fatto così”, “ non c’è speranza che cambi” difficile che questa spinta evolutiva faccia il suo corso.

Boaler sostiene che bisogna aver presente alcuni importanti concetti, oltre a quello già evidenziato che il cervello è in costante cambiamento: 

  1. è importante accettare che la fatica, gli errori e i fallimenti sono parte integrante della crescita,
  2. se cambiamo le nostre credenze sulla nostra mente, il cervello le seguirà. Qualsiasi convinzione su di sé che alimenti il limite, ostacola effettivamente l’azione e il cambiamento. Viceversa se la convinzione cambia (e sono io a cambiarla volontariamente) il cervello si predispone al cambiamento effettivo. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2666386/
  3. bisogna sperimentare diverse modalità integrate per apprendere. Se una non funziona bisogna trovare una via diversa, provando. 
  4. non pretendere che il cambiamento arrivi in fretta; l’obiettivo è il pensiero flessibile, non il cambiamento in sé. 
  5. nell’apprendimento la collaborazione è fondamentale

Boaler parla prevalentemente di #apprendimento scolastico, ma gli stessi concetti ritengo che valgano nella vita da adulto, dove gli apprendimenti non sono più soltanto quelli di contenuto ma anche e soprattutto quelli personali, relazionali, sociali e emotivi.

Imparare a gestire l’ansia che scaturisce dall’incertezza, dall’isolamento, dal comunicare attraverso uno schermo è una competenza che resterà, che impareremo a usare anche in altre future situazioni, di qualsiasi natura siano.

Imparare a superare l’incertezza e l’ignoto ci servirà per affrontare le sfide future con maggior solidità.

Riuscire a vivere nel gruppo anche quando questo è a distanza, o riuscire a tenerlo unito saranno qualità importanti per qualsiasi evenienza e per continuare a crescere in un mondo aziendale in continua trasformazione.

E queste qualità, una volta acquisite, resteranno e potremo continuare ad alimentarle con in mente che sopravvive il più adatto, non il più forte.   


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Daniela Ferdeghini

PCC Coach - Trainer - Hr Consultant M. +39 347 5707022 | E. daniela.ferdeghini@verdemeta.it | Skype daniela.ferdeghini