La felicità al lavoro: un dono o una scelta? Quattro passi per raggiungerla

Tante persone raccontano della fatica e lo stress che vivono quotidianamente in azienda: un lavoro o un ambiente che non gratificano, dinamiche relazionali pesanti e artefatte, pressioni e carichi sempre crescenti. 

Il mondo aziendale 4.0 è complesso e la pandemia lo ha reso ancor più sfidante, sia dal punto di vista del business che da quello della vita delle persone e del loro benessere

Uno dei temi più frequenti nella mia attività di coaching in questo periodo ancor più che in altri, è la fatica di sostenere relazioni e perseguire obiettivi in condizioni non favorevoli. A volte questo scenario impedisce anche di vedere le opportunità dentro la crisi e di cogliere segnali importanti di cambiamento e evoluzione che emergono dalla vita d’azienda. 

Per evitare il tunnel della lamentela che alimenta stress e perdita di scopo, ci viene in aiuto la Scienza della felicità

Da alcuni anni la felicità non è più solo uno stato della vita. E’ anche una scienza. 

https://www.ted.com/talks/dan_gilbert_the_surprising_science_of_happiness

 

Sonja Lyubomirsky, nel suo libro “The how of happiness” http://sonjalyubomirsky.com

approfondisce questo tema con ricerche scientifiche a supporto, dicendo che spesso abbiamo il mito della felicità come qualcosa che dipende da ciò che abbiamo, dalle condizioni della vita. (la ricchezza, la bellezza, il matrimonio, il successo lavorativo) Ebbene, le sue ricerche hanno dimostrato che solo il 10% della nostra felicità dipende da questo. Qualsiasi elemento esterno incide sulla nostra felicità solo per breve tempo, perchè successivamente subentra l’abitudine a quell’elemento e la percezione della felicità diminuisce o torna ai livelli precedenti. Le ricerche su alcune coppie di gemelli hanno anche dimostrato che una buona parte della nostra felicità dipende dal nostro DNA, esattamente il 50%. Quindi è scritto nei geni se possiamo essere felici.

 In realtà ci manca un altro 40%. E questo è dato dalle nostre scelte e dai nostri comportamenti. 

Questa notizia ci conforta, perché significa che la felicità è una scelta. 

E questo cosa c’entra con le aziende? 

C’entra molto, perché buona parte di ciò che ci accade al lavoro può essere considerato una scelta. 

Intanto scegliamo il lavoro che vogliamo fare. Certo, ci possono essere condizioni esterne che dettano dei vincoli, piuttosto che ostacolano il nostro percorso. Ma la teoria suddetta dice che le nostre scelte fanno la differenza rispetto alla percezione della felicità e quindi siamo noi a scegliere come ci poniamo rispetto al nostro lavoro. Se in modo propositivo e attivo o se subiamo la situazione e le condizioni esterne. 

Inoltre scegliamo come svolgere il nostro lavoro: il livello di impegno, l’attenzione che poniamo, la cura, la dedizione. Anche queste sono scelte che dipendono da noi. 

Poi c’è un tema sempre sulla cresta dell’onda: le relazioni interne, i capi e i colleghi. Certo, questi non li scegliamo, ma ancora una volta sono i nostri atteggiamenti a poter incidere positivamente o meno sulle relazioni. La teoria sull’Intelligenza emotiva (https://www.youtube.com/watch?v=Y7m9eNoB3NU) sottolinea quanto una sana consapevolezza e gestione delle nostre emozioni ci possa aiutare a beneficiare in termini di positività delle relazioni e del clima aziendali. 

Insomma, in termini di felicità al lavoro non possiamo fare tutto; possiamo fare molto. 

E quindi quali possono essere i passi da compiere? Vediamone insieme qualcuno:

 

  1. lavorare sulla propria “purpose”. Costruiamo un percorso di carriera attorno  al senso e allo scopo che perseguiamo come professionisti e come persone, portando il cuore dentro alla nostra professione
  2. curare la qualità delle relazioni. Invidie, ripicche, ostilità rendono le nostre giornate tossiche. Impariamo a lasciar andare, ad affrontare le difficoltà con le persone a cui teniamo e con cui lavoriamo in team, coltiviamo la fiducia. Questo ci consentirà di stare meglio.
  3. restare “interi” e scegliere di mettere al centro i valori : a volte la pressione verso la performance e il profitto ci fanno dimenticare il nostro lato umano. In realtà se le persone sono soddisfatte e motivate mantengono vive quelle qualità umane necessarie sia a raggiungere i risultati attesi sia a curare i propri e altrui aspetti umani. Su questo segnalo un’interessante conversazione a questo link https://hfactorcommunity.com/ep-6-marta-avesani-sulleconomia-come-modello-sociale-evolutivo-parte-2/
  4. curare la propria crescita personale, argomento già affrontato a questo link https://www.verdemeta.it/2021/01/11/5-passi-per-lo-sviluppo-personale-in-azienda-una-strada-possibile-per-persone-e-organizzazioni/
  5.    Questo porterà una performance più sana e non lascerà che l’ambiente di lavoro si deteriori. 

Con l’impegno verso questi passi e la scelta quotidiana di azioni più orientate alla felicità possiamo aspettarci che le organizzazioni beneficino di persone più felici, più motivate e più spinte verso i risultati comuni. Nello stesso tempo auspichiamo una attenzione a questi aspetti anche da parte delle organizzazioni stesse, come se fossero organismi viventi orientati al proprio benessere: costruire una visione e degli obiettivi attorno a uno scopo ben preciso, oltre al profitto; curarsi della salute dei team di lavoro e del clima aziendale; coltivare i valori,  promuovendo concretamente i comportamenti ad essi ispirati e supportare la crescita e lo sviluppo delle persone

Bello pensare che persone e organizzazioni possano avere comunione d’intenti e lo stesso scopo di vita.


2 comments

  • Francesca

    Interessante

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    • VerdemeTa

      Grazie Francesca. Sono felice che sia stato di stimolo per qualche riflessione.

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Daniela Ferdeghini

PCC Coach - Trainer - Hr Consultant M. +39 347 5707022 | E. daniela.ferdeghini@verdemeta.it | Skype daniela.ferdeghini