La sfida della “realizzazione” per persone e aziende

Al rientro delle ferie è molto comune iniziare con i “buoni propositi” per il nuovo “anno” lavorativo. Sarà un retaggio del periodo scolastico, ma tutti ci sentiamo un po’ come in un nuovo inizio, in questo periodo, e abbiamo bisogno di elementi di novità, nuovi impegni, nuovi modi di organizzare e concepire la nostra vita. E così ci iscriviamo in palestra, ci impegniamo in corsi e nuove attività nel tempo libero, troviamo nuovi spazi per coltivare i nostri hobbies. Il punto è che spendiamo la maggior parte del nostro tempo al lavoro, con la presenza fisica della giornata lavorativa classica e quella mentale delle ore spese a rimuginare su temi e questioni irrisolte, per non parlare delle mail inviate a mezzanotte, dopo gli impegni familiari, pratica che la tecnologia odierna ha contribuito a rendere pervasiva.
Quanto ci fanno bene tutte queste abitudini? Cosa potremmo fare di diverso per occuparci di più e in maniera più efficace del nostro benessere? E’ vero che per superare stress e essere più appagati abbiamo bisogno di diversificare tra lavoro e tempo libero, eppure occuparsi del benessere nel lavoro (e non solo fuori) diventa sempre più un’urgenza.
Molti studi emersi durante il VI Congresso mondiale di Psicologia positiva hanno messo in evidenza gli elementi fondamentali della felicità al lavoro, intendendo con questa espressione, la realizzazione, l’appagamento e la serenità, non prive di fatiche e impegno intenso, ma con l’accento sulla sensazione di soddisfazione personale che dovrebbe derivare da un’attività lavorativa che si possa definire sana.
Durante il congresso sono emersi questi aspetti, che meritano una riflessione sempre più attenta da parte delle aziende in Italia (tante lo fanno già, ma c’è ancora tanta strada da percorrere):

  1.  i lavoratori, impiegati, managers e professional si sentono “felici” al lavoro quando sentono di poter applicare al lavoro le proprie capacità e caratteristiche di eccellenza. Per esempio se una persona ha doti di creatività (intesa in senso generale, come inventiva, spinta all’innovazione, capacità di generare sempre nuove ideee) si sentirà soddisfatta quando può esplicitare questa caratteristica. Diversamente, in un lavoro routinario, in cui non può esprimere le proprie idee e in cui ogni iniziativa viene frenata – nelle parole o nei fatti – vivrà un senso di frustrazione.
  2. ancor più della capacità di equilibrare il proprio tempo tra lavoro e famiglia, la felicità aumenta quando le persone si sentono “competenti” e sono confidenti di poter raggiungere i risultati con le proprie forze. Il concetto di “autoefficacia” diventa un perno chiave attorno al quale ruota la soddisfazione personale, potendo in questo modo percepire quell’equilibrio tanto agognato e sentendosi capaci di raggiungere questo status. Essere autonomi e poter disporre del proprio tempo è un “booster” molto importante. (Xi-Wen-Chan 2015)
  3. una forte spinta per la felicità deriva dalla sensazione di fare qualcosa che “importa” agli altri, o fare qualcosa di positivo per gli altri. Molto forte questo aspetto nelle professioni di aiuto, risulta significativo anche per qualsiasi altra professione. Essere apprezzati e riconosciuti resta tra i principali bisogni umani.
  4. Sentirsi autentici e allineati ai propri valori (Patricia Faison Hewlin, 2015) è di fondamentale importanza per percepire la soddisfazione e quella sensazione appagante di essere nel “posto giusto” per sé, senza necessità di recitare o sentirsi poco allineati alla cultura aziendale.
  5. ultimo aspetto, l’engagement. Secondo gli studi del ricercatore tedesco Wilmar Schaufeli, l’engagement è più alto in quelle aziende (e Paesi) in cui abbiamo “alta integrità, bassa corruzione, equità di genere, clima democratico e basso individualismo”. Gli studi dimostrano anche che la varietà delle competenze in gioco, la possibilità di esercitare controllo sul proprio lavoro, le opportunità di #apprendimento, sono elementi determinanti per la crescita dell’engagement, così come la percezione della propria autoefficacia, l’ottimismo e la proattività.

Ora la sfida per le aziende è questa: mettere sempre più al centro della propria possibilità di crescita e prosperità oltre “il mercato” anche la “felicità professionale” delle persone, con interventi e pratiche mirate a monitorare e accrescere i punti evidenziati, partendo, in primis, dal processo di selezione, primo tassello della costruzione di una “squadra felice”.
E la sfida per manager, professionisti e impiegati è quella di cercare l’azienda in cui poter realizzare sè stessi, incrementare comportamenti virtuosi (come continuare a accrescere le proprie competenze tecniche e comportamentali), e anche occuparsi volontariamente e attivamente della propria felicità, promuovere relazioni positive e motivanti; e per tutti coltivare la cultura del “growing mindset”, crescita continua e apertura di nuove possibilità.


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Daniela Ferdeghini

PCC Coach - Trainer - Hr Consultant M. +39 347 5707022 | E. daniela.ferdeghini@verdemeta.it | Skype daniela.ferdeghini